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Acque superficiali

Con il termine "acque superficiali" si intendono tutte le acque interne con l'eccezione delle acque sotterranee, ovvero l'insieme delle acque correnti di fiumi, torrenti, ruscelli e canali, delle acque stagnanti di laghi e paludi, delle acque di transizione e delle acque marino-costiere incluse nella linea di base che serve da riferimento per definire il limite delle acque territoriali. Le acque dei fiumi e dei laghi sono generalmente classificate come acque dolci, per la bassa concentrazione di sali che le rende appropriate per l'uso potabile. La acque di transizione, ubicate in prossimità delle foci fluviali o contenute negli stagni a ridosso della linea costiera, hanno parziale natura salina, essendo influenzate sia dai flussi d'acqua dolce, corrente, sorgiva e piovana, sia dalla vicinanza delle acque marino-costiere. Le acque superficiali costituiscono oggetto di tutela della normativa europea e nazionale, al fine di prevenirne e ridurne l'inquinamento e perseguirne utilizzi sostenibili. Nell'ultimo quindicennio la protezione e la salvaguardia delle acque superficiali hanno conosciuto un vero e proprio salto di paradigma, con il passaggio da un approccio di tipo esclusivamente prescrittivo o di impostazione paesaggistica ad un approccio più organico, orientato alla conoscenza e alla tutela dei bacini idrografici e degli ecosistemi fluviali, lacuali e marino-costieri nella loro complessità, intesi come insiemi di elementi idrologici, morfologici e biologici. La tutela degli ecosistemi così individuati costituisce premessa imprescindibile per la conservazione e la valorizzazione delle valenze e delle risorse naturalistiche e paesaggistiche, e per la contestuale salvaguardia dei territori.


 Per queste informazioni sono disponibili dati in formato aperto.

L'ARPAC, a partire dal 2001, ha avviato programmi di rilevamento sistematico dello stato qualitativo delle acque dei Fiumi della Campania. Tali programmi sono stati condotti fino al 2009 ai sensi del DLgs n.152/1999 e, in seguito, progressivamente adeguati al vigente DLgs n.152/2006, a seguito dell'emanazione degli attuativi DM n.56/2009, DM n.260/2010 che hanno modificato la disciplina del monitoraggio e i criteri di classificazione dei corpi idrici superficiali. Fino al 2012 il monitoraggio è stato condotto in corrispondenza dei siti inclusi in una Rete di monitoraggio estesa alle sole aste fluviali principali, ovvero n.33 tra fiumi, torrenti e canali, tra i quali n.17 Fiumi individuati. Partendo dalle individuazioni, tipizzazioni e caratterizzazioni effettuate nel Piano di Gestione delle Acque (PGA) del Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale e nel Piano di Tutela delle Acque (PTA) della Regione Campania, e attraverso una puntuale attività di ricognizione sul campo e una revisione critica dei documenti di Piano, l'ARPAC, ai fini della realizzazione di un monitoraggio rappresentativo ed efficace dei Fiumi della Campania, ha individuato su scala regionale n.99 corsi d'acqua, per complessivi n.201 corpi idrici superficiali d'interesse, attribuiti in via preliminare a n.16 tipologie fluviali. I corpi idrici superficiali individuati come rappresentativi dell'intero sottoinsieme tipizzato e da sottoporre a monitoraggio, sono risultati n.149, dei quali, sulla base dell'analisi delle pressioni e degli impatti elaborata in sede di stesura del PGA e del PTA, n.51 sono risultati classificabili come a rischio di non raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale e n.98 classificabili, invece, come non a rischio. Per ciascuno dei corpi idrici rappresentativi è stato ubicato un sito di monitoraggio, generalmente in prossimità della sezione di chiusura, in corrispondenza del quale, a far data dal gennaio 2013, l'ARPAC ha effettuato il monitoraggio degli elementi di qualità biologica, nonché degli elementi chimico-fisici ed idromorfologici a supporto, secondo le frequenze previste dal DM n.56/2009 e secondo le modalità operative definite nel DM n.260/2010. Alcuni dei n.149 corpi idrici superficiali rappresentativi possedevano le caratteristiche idonee per consentire l'individuazione di potenziali siti di monitoraggio da includere in rete nucleo, cioè siti di riferimento per i relativi tipi fluviali, allo scopo di monitorarne le variazioni a lungo termine di origine naturale, ovvero siti per l'analisi delle variazioni a lungo termine risultanti da una diffusa attività di origine antropica. Per n.6 corpi idrici si è ritenuto opportuno individuare, dunque, un secondo sito di monitoraggio che pure afferisce allo stesso corpo idrico, ma ubicato generalmente in un tratto più a monte, possiede anche le caratteristiche idonee per essere utilizzato come potenziale sito in rete nucleo. Complessivamente è stata configurata una nuova rete di monitoraggio costituita da n.155 siti per il biennio 2013-2014.

 

Rete monitoraggio fiumi 2013 2014

Seguendo le modalità operative previste dal DM n.56/2009 e utilizzando i criteri definiti nel DM n.260/2010 ai fini della classificazione dello Stato delle acque, l'ARPAC ha effettuato il monitoraggio degli elementi di qualità biologica e degli elementi chimico-fisici a supporto, in corrispondenza dei siti di monitoraggio della Rete. Gli elementi di qualità biologica da rilevare sono rappresentati dai macroinvertebrati bentonici, dalle diatomee, dalle macrofite e dalla fauna ittica. Ciascuno degli elementi di qualità biologica è monitorato secondo le metodiche codificate da ISPRA, IRSA-CNR ed ENEA, che consentono la valutazione dello Stato Ecologico del corpo idrico superficiale attraverso una combinazione di indici e sistemi di classificazione specifici: l'Indice multimetrico STAR e sistema di classificazione MacrOper per i macroinvertebrati bentonici, l'Indice multimetrico per le diatomee, l'IBMR per le macrofite e l'ISECI per la fauna ittica. Gli elementi di qualità chimico-fisica da monitorare sono rappresentati dai parametri di base, che consentono un bilancio dell'ossigeno e dello stato trofico, espressi dall'indicatore LIMeco, Livello di Inquinamento da Macrodescrittori per un'integrazione nella valutazione dello Stato Ecologico, nonché di un sottoinsieme di sostanze pericolose prioritarie e non prioritarie per la valutazione dello Stato Chimico. Il DM n.260/2010 prevede anche la determinazione di alcuni elementi di qualità idromorfologica. La determinazione della portata e del regime idrologico, accanto alle informazioni sulle caratteristiche idromorfologiche, consentono di valutare l'Indice di Alterazione del Regime Idrologico – IARI e l'Indice di Qualità Morfologica – IQM a sostegno degli elementi di qualità biologica. Nella definizione del Piano di monitoraggio dei Fiumi della Campania, al fine di ottimizzare la fattibilità tecnico-organizzativa delle attività di monitoraggio, come previsto dal DM n.56/2009, l'ARPAC ha operato una stratificazione delle attività stesse, in maniera tale da distribuire il monitoraggio dei corpi idrici superficiali su un periodo bienniale per il 2013-2014, così da garantire il conseguimento della classificazione dello Stato dei corpi idrici superficiali entro il 2015, come previsto dalle normative italiana ed europea. In esito alle attività di monitoraggio condotte nel biennio 2013-2014 e tenendo conto anche del riscontro del carattere di perennità/temporaneità della presenza di acqua negli alvei e del relativo aggiornamento dell'attribuzione dei corpi idrici ai diversi tipi fluviali, la Rete di monitoraggio è stata rimodulata, giungendo a contare n.153 siti di monitoraggio rappresentativi dei complessivi n.193 corpi idrici superficiali di interesse su scala regionale. Il nuovo Piano di Monitoraggio dei Fiumi della Campania prevede la stratificazione delle attività sul triennio 2015-2017.

Rete di monitoraggio fiumi 2015 2017

Per ciascuno dei siti della Rete di monitoraggio è stato definito un profilo analitico specifico, selezionando gli elementi di qualità biologica da monitorare, sulla base dell'accessibilità del sito stesso, dell'esistenza di substrati e condizioni ecologiche generali idonei allo sviluppo di comunità biologiche, e i parametri chimico-fisici (parametri di base e sostanze pericolose) da ricercare nei campioni di acqua prelevati, sulla base di una preliminare valutazione del rischio attribuita ai corpi idrici di afferenza in relazione alla presenza/assenza di alcuni fattori di pressione e, dunque, alla modalità di monitoraggio, di sorveglianza o operativo, attivata nel sito. A far data dal gennaio 2013 è stato progressivamente attivato in corrispondenza di tutti i siti della Rete il monitoraggio di macroinvertebrati, diatomee e macrofite, accanto al monitoraggio chimico-fisico. Poiché alcuni dei corpi idrici superficiali sono risultati non guadabili, le metodiche del monitoraggio dei macroinvertebrati bentonici e delle diatomee risultano inapplicabili e, in futuro, si provvederà a monitorare tali elementi attraverso l'impiego di substrati artificiali. L'attivazione del monitoraggio della fauna ittica, così come il rilievo degli elementi di qualità idromorfologica, che la norma richiede di effettuare almeno una volta nel corso di validità dei Piani di Gestione delle Acque, è prevista per il sessennio 2015-2020.

Rete di monitoraggio fiumi 2015 2017 Inquinamento da Nutrienti

Rete di monitoraggio fiumi  (corpi idrici superficiali) 2015 2017

Il piano di monitoraggio dei corpi idrici fluviali della Campania ha visto una revisione della rete da adottare per il triennio 2018/2020 effettuata nell’ambito del sessennio 2015/2020 del più ampio Piano di Gestione delle Acque del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale che, per l’Agenzia, ne costituisce il riferimento per la pianificazione delle attività. Il piano di monitoraggio dei corpi idrici fluviali dell’ARPAC è stato costruito nel rispetto di quanto previsto dal quadro normativo attuale in merito alla scelta dei corpi idrici ed alla distribuzione dei siti di campionamento, oltre alle frequenze ed ai profili chimici e biologici da adottare.

In particolare, il piano relativo al triennio 2018/2020, prevede di completare il monitoraggio di quei corpi idrici mai monitorati prima in quanto associati a corpi idrici con le stesse caratteristiche di pressione antropica, caratteristiche geomorfologiche, classe di rischio ambientale e stato di qualità. I dati così ottenuti consentiranno di affinare la pianificazione delle attività previste per il prossimo sessennio 2021/2026 tenendo conto anche dei corpi idrici altamente modificati ed artificiali per i quali la qualità ecologica non può raggiungere gli standard propri degli ambienti naturali a causa dell’alterazione morfologica dell’ecosistema fluviale. Nel triennio 2018/2020 è stata anche incrementata l’attività di monitoraggio dell’Elemento di Qualità Biologico Macrofite che, con i Macroinvertebrati bentonici e le Diatomee, costituisce il comparto di indicatori trofici che consentono di valutare gli effetti dell’inquinamento degli ambienti fluviali da nutrenti integrando la classificazione dello Stato Ecologico dei corpi idrici fluviali. Nel periodo 2018/2019, ancora nell’ambito del monitoraggio biologico, è stata condotta, in via sperimentale per la prima volta in Campania, una campagna di monitoraggio della Fauna Ittica attraverso l’applicazione dell’Indice NISECI sulle principali sezioni di chiusura delle foci fluviali ed i cui risultati sono consultabili alla pagina.

Il consolidamento della rete di monitoraggio ha consentito anche una più omogenea e significativa ricerca delle sostanze chimiche in relazione alle pressioni antropiche derivanti dai comparti civile, industriale ed agro-zootecnico. Nel triennio sono stati infatti affinati, con un dettaglio maggiore, i profili chimici da adottare per la ricerca delle sostanze inquinanti sia già note sia emergenti come il diffuso fitofarmaco Glifosate ed il suo prodotto di degradazione (AMPA) ed i PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) ed i loro Sali per i quali sono già disponibili i primi risultati. I profili chimici adottati per ciascun corpo idrico consentono anche di ottenere una rete nucleo, rappresentata da una sottorete di siti che permettono di monitorare quelle sostanze che, a lungo termine, determinano, o potrebbero determinare, variazioni ed alterazioni di origine antropica dello Stato Chimico.

La fine del triennio ha visto partire anche le attività di studio relative allo stato della qualità morfologica dei corpi idrici fluviali che, grazie alla cabina di regia attivata presso la Direzione Generale per la Difesa Suolo e l'Ecosistema UOD 50.06.08 -Tutela dell’Acqua, Contratti di Fiume della Regione Campania, sarà portata avanti dall’Agenzia nel prossimo sessennio completando il quadro sulla classificazione dello Stato Ecologico dei fiumi della Campania.

Nel complesso il Piano relativo al triennio 2018/2020 prevede il monitoraggio e la classificazione di 228 corpi idrici fluviali attraverso l’attivazione di 158 siti di campionamento distribuiti sui cinque territori provinciali. Di questi siti, 77 sono monitorati in regime operativo, con una maggiore frequenza, in quanto presentano un elevato rischio di non raggiungere l’obiettivo ambientale fissato dalla norma e 81 sono invece monitorati in regime di Sorveglianza in quanto non ritenuti a rischio sia per le pressioni ambientali individuate sia considerati gli esiti dei precedenti monitoraggi. Seguendo le indicazioni del quadro normativo 70 dei 228 corpi idrici fluviali della Campania non sono monitorati direttamente ma accorpati a quelli che presentano simili caratteristiche come sopra descritto e che sono stati monitorati nei precedenti cicli 2013/2014 e 2015/2017. Il Piano di Gestione dell’Autorità Distrettuale individua anche 77 corpi idrici potenzialmente artificiali e/o fortemente modificati che sono attualmente oggetto di studio attraverso l’applicazione degli indici morfologici.

I corpi idrici fluviali della Campania presentano una distribuzione territoriale subordinata alla rete idrografica regionale: 28 ricadono nel territorio Provinciale di Avellino, 28 in quello di Benevento, 28 in quello di Caserta, solo 8 nel territorio della Provincia di Napoli e ben 66 nel territorio della Provincia di Salerno.

Rete di monitoraggio fiumi 2018 2020


 

 I corpi idrici fluviali della Campania sono stati ulteriormente revisionati per l’aggiornamento del Piano di Gestione delle Acque del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale. La revisione si è basata sugli esiti dei monitoraggi condotti nel sessennio 2015/2020 ed ha consentito all’Agenzia di progettare una rete più aggiornata da adottare per il sessennio 2021/2026 nel rispetto di quanto previsto dal quadro normativo attuale in merito alla scelta dei siti di campionamento, oltre alle frequenze ed ai profili chimici e biologici da adottare.

Nel complesso il Piano relativo al sessennio 2021/2026 prevede il monitoraggio e la classificazione di 231 corpi idrici fluviali attraverso l’attivazione di 237 siti di campionamento distribuiti sui cinque territori provinciali. Di questi ultimi n. 29 appartengono a corpi idrici temporanei effimeri o episodici che non presentano una continuità idrica tale da poterli sottoporre a monitoraggio. Dei restanti corpi idrici 108 sono monitorati in regime operativo, con una maggiore frequenza, in quanto presentano un elevato rischio di non raggiungere l’obiettivo ambientale fissato dalla norma e 96 sono invece monitorati in regime di Sorveglianza in quanto non ritenuti a rischio sia per le pressioni ambientali individuate sia considerati gli esiti dei precedenti monitoraggi. Seguendo le indicazioni del quadro normativo 36 dei 231 corpi idrici fluviali della Campania saranno monitorati alternativamente nei trienni 2021/2023 e 2024/2026 in quanto rappresentati da altri a cui sono accorpati in quanto presentano le stesse caratteristiche idromorfologiche, le stesse pressioni antropiche e la stessa categoria di rischio.


 

Il Piano di Gestione dell’Autorità Distrettuale individua 72 corpi idrici potenzialmente artificiali e/o fortemente modificati che sono attualmente oggetto di studio attraverso l’applicazione degli indici morfologici e che saranno tipizzati in via definitiva con il prossimo aggiornamento del PDG.

I corpi idrici fluviali della Campania presentano una distribuzione territoriale subordinata alla rete idrografica regionale: 44 ricadono nel territorio provinciale di Avellino, 46 in quello di Benevento, 43 in quello di Caserta, solo 12 nel territorio della provincia di Napoli e ben 92 nel territorio della provincia di Salerno.

In particolare, il piano relativo al sessennio 2021/2026, prevede di completare il monitoraggio di quei corpi idrici mai monitorati prima in quanto associati a corpi idrici con le stesse caratteristiche di pressione antropica, caratteristiche geomorfologiche, classe di rischio ambientale e stato di qualità. I dati così ottenuti consentiranno di affinare la pianificazione delle attività previste per il prossimo sessennio tenendo conto anche dei corpi idrici altamente modificati ed artificiali per i quali la qualità ecologica non può raggiungere gli standard propri degli ambienti naturali a causa dell’alterazione morfologica dell’ecosistema fluviale. Nel sessennio 2021/2026 l’Agenzia ha in programma di portare a regime l’attività di monitoraggio dell’Elemento di Qualità Biologico Macrofite che, con i Macroinvertebrati bentonici e le Diatomee, costituisce il comparto di indicatori trofici che consentono di valutare gli effetti dell’inquinamento degli ambienti fluviali da nutrenti integrando la classificazione dello Stato Ecologico dei corpi idrici fluviali.

L’aggiornamento della rete di monitoraggio consentirà anche una più omogenea e significativa ricerca delle sostanze chimiche in relazione alle pressioni antropiche derivanti dai comparti civile, industriale ed agro-zootecnico. Nel triennio 2021/2023 sono stati infatti affinati, con un dettaglio maggiore, i profili chimici da adottare per la ricerca delle sostanze inquinanti sia già note sia emergenti come il diffuso fitofarmaco Glifosate ed il suo prodotto di degradazione (AMPA) ed i PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) ed i loro Sali per i quali sono già disponibili i primi risultati.

I profili chimici adottati per ciascun corpo idrico e gli esiti del monitoraggio che ne deriva, consentono anche di ottenere una rete dedicata alla valutazione delle variazioni a lungo termine risultanti da una diffusa attività di origine antropica. Tale sottorete è costituita da 25 siti di monitoraggio che consentono la valutazione delle variazioni a lungo termine risultanti da una diffusa attività di origine antropica. L’analisi chimica della matrice acqua applicata a questi siti consente di monitorare quelle sostanze pericolose che, a lungo termine, determinano o potrebbero determinare, variazioni ed alterazioni di origine antropica dello Stato Chimico.

Siti di monitoraggio fluviali per la valutazione delle variazioni a lungo termine risultanti da una diffusa attività di origine antropica
 

Diversamente, i siti selezionati per la valutazione delle variazioni a lungo termine di origine naturale sono quelli che rappresentano il modello di riferimento per il buono stato ecologico e vengono scelti in base alla tipologia ambientale. Per la Campania sono stati individuati 12 siti quasi tutti localizzati nel distretto montuoso del Cilento, in provincia di Salerno conseguenza della ridotta urbanizzazione di quel territorio. Questi siti di riferimento presentano uno stato di conservazione ambientale particolarmente buono e la loro appartenenza all’elenco sotto riportato dipende in misura molto forte dal mantenimento delle buone condizioni ecologico/ambientali che li caratterizzano.


Siti di monitoraggio fluviali per la valutazione delle variazioni a lungo termine di origine naturale

Nel sessennio 2021/2026 si prevede anche di completare le attività di rilievo e monitoraggio relative allo stato della qualità idromorfologica dei corpi idrici fluviali che, grazie alla cabina di regia attivata presso la Direzione Tecnica dell‘Agenzia, saranno portate avanti nel prossimo sessennio completando il quadro sulla classificazione dello Stato Ecologico dei fiumi della Campania.

Le due sottoreti riportate nelle tabelle di cui sopra costituiscono la rete nucleo regionale progettata secondo i criteri dettati dal Testo Unico Ambiente Dlgs 152/2006 e dai successivi allegati tecnici.


 


 

In attuazione della Direttiva 2000/60/CE, che ha istituito un quadro coerente ed efficace per le azioni da adottare in materia di acque in ambito comunitario, sono state emanate norme nazionali che ne recepiscono le finalità di tutela e protezione delle risorse idriche e gli indirizzi orientati ad usi sostenibili e durevoli delle stesse.

Il DLgs n.152/2006 “Norme in materia ambientale” dedica la Parte Terza dell’articolato (dall’Art.53 all’art.176), corredata da n.11 Allegati tecnici, alla tutela delle acque dall’inquinamento e alla gestione delle risorse idriche, correlandole alla difesa del suolo e alla lotta alla desertificazione. I successivi Decreti attuativi hanno progressivamente contribuito a delineare un quadro normativo radicalmente rinnovato.

  • Il DM n.131/2008 ha definito i criteri tecnici necessari alla individuazione, tipizzazione e caratterizzazione dei corpi idrici superficiali, risultante da una dettagliata analisi delle pressioni.

  • Il DM n.56/2009 ha delineato la nuova disciplina tecnica del monitoraggio dei corpi idrici superficiali e l'identificazione delle condizioni di riferimento.

  • Il DM n.260/2010 ha definito i nuovi criteri di classificazione dello stato ecologico, chimico ed idromorfologico dei corpi idrici superficiali, attraverso l’impiego di un insieme di nuovi indicatori ed indici, che ne sintetizzano lo stato e ne misurano lo scostamento dalle condizioni di riferimento.

  • Il DLgs 172/2015, di attuazione della direttiva 2013/39/UE, che modifica le direttive 2000/60/CE in merito alla presenza delle sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque, ha infine regolamentato il monitoraggio delle sostanze prioritarie ritenute pericolose e non pericolose per l’ambiente. Questa norma introduce nuovi parametri da ricercare con standard di qualità più bassi ed introduce il monitoraggio del Biota tra le matrici da indagare. Sostanzialmente sostituisce le tabelle 1/A ed 1/B del DM n.260/2010 incidendo sulla scelta dei profili analitici da adottare per il monitoraggio chimico delle acque superficiali.

Il quadro normativo prevede che la tutela efficace e la corretta gestione delle risorse idriche siano oggetto di pianificazione settoriale, di competenza delle Regioni e delle Autorità Distrettuali, rispettivamente per le scale regionali e di distretto idrografico, attraverso la predisposizione dei Piani di Tutela delle Acque e dei Piani di Gestione delle Acque.

Il Piano di Tutela delle Acque (PTA), adottato dalla Regione Campania nel 2007, aggiornato in una prima fase nel 2010, prima che fossero definiti i criteri normativi per la tipizzazione e la caratterizzazione dei corpi idrici, ha subito un nuovo aggiornamento nel 2019 attraverso la revisione dei corpi idrici relativi a corsi d'acqua, laghi e invasi, acque di transizione e acque marino-costiere di interesse alla scala regionale, ovvero con caratteristiche ed estensioni superficiali significative ai sensi della norma.

Nel dicembre 2020 l’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Meridionale ha adottato il Progetto di Piano che costituisce i secondo aggiornamento al PGA: Piano di Gestione Acque - III Ciclo (2021-2027) del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale.

Per il territorio campano il PGA III Ciclo 2021/2027 individua complessivamente n. 101 corsi d'acqua superficiali di interesse regionale e, su questi, 231 corpi idrici superficiali significativi che si aggiungono ai 20 corpi idrici lacustri (tra i quali 2 laghi e 18 invasi), 5 lagune salmastre di transizione e 60 tratti di acque marino-costiere.

ha recepito i numeri del PTA in merito ai corpi idrici fluviali per i quali individua 21 tipologie. Nel piano sono inoltre individuati, tra minori e significativi, 20 corpi idrici lacustri dei quali 4 naturali e 16 invasi, 5 corpi idrici di transizione (ripartiti in n. 2 tipologie) e 60 corpi idrici marino-costieri.

A ciascuno dei corpi idrici individuati è stata assegnata la categoria di rischio di raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale.

Sulla base dei contenuti dei Piani di Settore PTA e PGA, l’ARPAC redige i piani di monitoraggio.