Degrado ambientale del Vallone San Rocco a Napoli, provvedimento di sequestro di beni
Data Pubblicazione: 23-lug-2021
I carabinieri per la Tutela ambientale e la transizione ecologica, i finanzieri del Comando provinciale e gli agenti dell'Unità operativa Tutela ambientale, della polizia locale di Napoli guidata dal comandante Ciro Esposito, hanno notificato, su disposizione del gip del Tribunale di Napoli, un divieto di dimora, in Campania ed in Abruzzo, all'imprenditore Bruno Sansone nonché un sequestro preventivo di beni del valore di 3 milioni di euro.
L'mprenditore napoletano del settore edile e dello smaltimento dei rifiuti, titolare, tra le altre, della Edilcamaldoli s.r.l. e della Sansone s.r.l., è indagato per il delitto di omessa bonifica. Il provvedimento scaturisce, si legge in una nota congiunta dei Corpi, da complesse indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli, Sezione Ambiente, nel corso delle quali sono stati sentiti anche responsabili del ministero dell'Ambiente, della Regione Campania, della Città Metropolitana, del Comune di Napoli e del Genio Civile.
L'inchiesta è scattata dopo l'esposto di alcuni cittadini che hanno denunciato ai magistrati inquirenti le condizioni di degrado e compromissione ambientale del Vallone San Rocco, area sita all'interno del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli. "Si tratta - spiegano le forze dell'ordine - di una zona cittadina, collocata in prossimità del polo ospedaliero, che avrebbe dovuto costituire il polmone verde della metropoli ed invece è risultata costantemente afflitta da continui sversamenti ed interramenti di rifiuti speciali, anche pericolosi. Gli incessanti depositi di rifiuti hanno anche cagionato un grave rischio di dissesto idrogeologico". Proprio per la mancata bonifica della cava Suarez, ex cava di tufo posta al centro del Vallone e del Parco, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea aveva già condannato lo Stato italiano. Sansone, a tal proposito, chiedeva ed otteneva l'autorizzazione alla ricomposizione ambientale della cava, che veniva tuttavia utilizzata, per anni, quale sito di illecito smaltimento dei rifiuti da costruzione e demolizione, contenenti anche amianto, derivanti dalle attività delle proprie aziende.
Proprio per "il delitto di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti" all'interno della cava Suarez, Sansone era già stato rinviato a giudizio dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, con dibattimento di primo grado attualmente in corso. Intanto "non risultava aver mai ottemperato agli obblighi imposti per legge e relativi al recupero della cava, sostanzialmente sfruttata quale personale discarica abusiva".
L'imprenditore è, quindi, indiziato del mancato adempimento dell'ordine di rimozione dei rifiuti, di bonifica e di ripristino ambientale della cava, adottato dal Comune di Napoli nell'agosto 2019 e confermato sia dal Tar che dal Consiglio di Stato, cagionando così un progressivo e grave deterioramento ambientale del sito protetto. In particolare, le attività investigative condotte dalla polizia locale e dai carabinieri del Noe hanno permesso di sequestrare la cava e di quantificare in almeno 30.000 mc i rifiuti in essa accumulati, come confermato dagli accertamenti tecnici eseguiti dall'Arpac. Gli Enti hanno stimato il costo della rimozione dei rifiuti in 3 milioni di euro, spesa che, allo stato dell'indagine, risulta esser stata risparmiata dall'indagato. La cifra è stata sottoposta a sequestro su conti correnti riferibili sia direttamente che indirettamente all'imprenditore. Sono stati sequestrati anche beni mobili (gli autocarri e i mezzi utilizzati per l'attività edilizia) ed immobili rientranti nel patrimonio dell'indagato, sino a coprire l'intero ammontare dell'illecito profitto.
I successivi accertamenti di polizia economico-finanziaria svolti dalla guardia di finanza hanno consentito di acquisire elementi utili a ritenere che l'indagato, "avuta conoscenza dell'avvio di procedimenti amministrativi, oltre che penali, nei propri confronti, abbia posto in essere una serie di atti volti alla fraudolenta spoliazione di beni appartenenti al patrimonio personale e della società titolare dell'autorizzazione ambientale, al fine di evitarne il sequestro". Disposto per l'indagato il divieto di dimora in Campania e Abruzzo, nonché del divieto di esercitare attività d'impresa o detenere uffici direttivi delle persone giuridiche e delle aziende che operano nei settori ambiente ed edilizia. Disposta, infine, la sospensione di Sansone del Registro dei Gestori Ambientali.
(fonte: repubblica.it 21 luglio 2021)